Windows sui Chromebook? Ecco perché

Parlare di “ambiente software” in questi mesi è particolarmente complicato. Quando un’azienda si trova davanti a una scelta strategica che riguarda l’ecosistema cui affidare la produttività dei suoi dipendenti si trova ad affrontare una serie di variabili legate alle tecnologie implementate, il livello di compatibilità e (non ultimi) i costi. A confermare la fluidità con cui il mondo enterprise interpreta queste scelte concorre il dato relativo alla diffusione dei Chromebook, i portatili basati su ChromeOS proposti da Google e sempre più apprezzati anche in ambito enterprise. Le ragioni? Facilità di configurazione, gestione e una vocazione “nativa” per il cloud. A frenare la loro adozione, finora, era soltanto l’impossibilità di utilizzare le classiche applicazioni in ambiente Windows, indispensabili in molti settori produttivi. Una rottura netta di questa dicotomia arriva grazie a Parallels, che ha recentemente rilasciato una versione del suo software di virtualizzazione pensato proprio per consentire l’utilizzo di Windows sui Chromebook Enterprise. Un segnale chiaro, che risponde all’esigenza di versatilità che tutti i professionisti considerano ormai indispensabile per ottenere il massimo dagli strumenti di lavoro che usano ogni giorno. Insomma: il sentiero è segnato e va dritto verso la convivenza di più ambienti di lavoro sullo stesso dispositivo. Qualcosa che fino a qualche anno fa sarebbe sembrata fantascienza ma che oggi è già una realtà.

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