Viviamo un periodo particolare, in cui il distanziamento sociale ha incentivato (obbligato, per la verità) molte aziende all’adozione di strumenti di comunicazione a distanza. E se nella fase di emergenza ognuno ha cercato di arrangiarsi in qualche modo per far fronte alle esigenze dettate dall’eccezionalità della situazione, ora è giunto il momento di cominciare a guardare le cose in prospettiva.
Tutti gli esperti, infatti, concordano nel dire che la crescita nell’uso di strumenti della UCC (Unified Communication and Collaboration) non è destinata a calare una volta superato il “periodo speciale”. Anzi: la sperimentazione di strumenti digitali di comunicazione a distanza si sta sedimentando ed è destinato a diventare un modo normale per gestire le relazioni commerciali tra aziende.
Nel nuovo scenario, però, certi “scivoloni” sul piano estetico non saranno più ammissibili. Se oggi nella partecipazione a conferenze e riunioni alcune lacune tecniche possono essere perdonate, in un prossimo futuro la qualità delle chiamate e degli strumenti messi a disposizione in queste occasioni diventerà un fattore fondamentale per promuovere la reputazione aziendale.
Se nella vecchia declinazione dei meeting lavorativi eravamo abituati a considerare alcuni elementi distintivi come la qualità della location e quella della gestione logistica, nella nuova prospettiva la percezione si sposterà sull’apprezzamento delle piattaforme di comunicazione, l’efficacia degli strumenti di condivisione e la qualità dei servizi utilizzati.
In altre parole: una conference call con video di qualità scadente e continui problemi di connessione equivale oggi ad accogliere clienti e partner in un albergo di terza categoria e invitarli a pranzo in un fast food.
Chi ragiona a “cinque stelle” dovrà cominciare a dotarsi di sistemi professionali (sia a livello hardware che software) in grado di offrire una user experience a livello delle sue aspirazioni.