Droni: è arrivato il momento di pensare al futuro

L’annuncio di Amazon, che prevede di cominciare a sperimentare le consegne attraverso l’uso di droni già nei prossimi mesi, ha scatenato la fantasia di giornalisti e commentatori. L’uso di droni a guida autonoma, infatti, evoca scenari in cui i cieli delle nostre città sarebbero attraversati in continuazione da sciami di oggetti volanti impegnati nella consegna di prodotti e cibo.

I vantaggi? Molti. Al di là della comodità, lo sviluppo generalizzato di sistemi simili (anche senza la “chicca” della guida autonoma) permetterebbe di ridurre lo smog grazie al basso livello di emissioni garantito dall’utilizzo dei droni, che sempre in chiave ambientale contribuirebbero a ridurre la congestione a livello di traffico, soprattutto nelle grandi città.

Lo scenario descritto, però, solleva anche qualche problema. Non tanto sotto un profilo squisitamente tecnico, quanto sulla gestione pratica di una simile mole di traffico aereo e la sua compatibilità con la “normale” attività di volo.

I fatti di Gatwick e Heathrow dello scorso dicembre e gennaio, quando il volo non autorizzato di alcuni droni ha provocato il blocco del traffico aereo per giorni, spiega meglio di qualsiasi altra considerazione quale possa essere il problema legato a un uso intensivo dei droni. Senza contare che, a oggi, il volo dei droni (soprattutto nelle zone urbane) è sottoposto a severe restrizioni e il loro utilizzo richiede autorizzazioni specifiche.

Insomma, la via verso uno scenario che molti considerano inevitabile, in cui centinaia di droni sfrecciano sui tetti dei palazzi trasportando qualsiasi genere di prodotto, potrebbe essere piuttosto impervia. Per una volta sarebbe bello che qualcuno cominciasse a muoversi adesso per provare a immaginare come gestirne lo sviluppo. Aspettare, con la possibilità che il loro utilizzo cominci a “macchia di leopardo”, rischia di aprire la strada all’ennesima emergenza che, di solito, produce solo pasticci.