Una nota congiunta redatta di Usa, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda, ha denunciato un considerevole numero di attività dannose a carico di reti e infrastrutture critiche degli Stati Uniti per mano di un attore informatico di provenienza Cinese chiamato “Tifone Volt”. Hanno poi aggiunto che chi ha effettuato l’attacco, nei prossimi mesi potrebbe applicare le stesse tecniche di aggressione in tutto il mondo, Europa compresa.
In realtà il gruppo, già noto dalla metà del 2021, in passato aveva preso di mira infrastrutture critiche dell'isola di Guam, che ospita un'importante base militare americana nell'Oceano Pacifico. E poche ore prima che avvenisse il New York Times aveva riportato che un gruppo di hacker legato al governo cinese aveva installato un codice maligno nel sistema di telecomunicazioni a Guam e in altre aree del territorio americano. La Cina dal canto suo accusa gli Stati Uniti di effettuare una campagna di disinformazione ordita ad-hoc dalla coalizione “Five Eyes”, ovvero la rete intelligence Usa, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda, aggiungendo che in questo modo si rischia di interrompere l'infrastruttura di comunicazione critica da tempo instaurata tra gli Stati Uniti e la regione asiatica.
Gli analisti rispetto a questi attacchi tendono ad essere maggiormente cauti sulla loro provenienza, visti anche gli attuali precari equilibri mondiali. Fatto sta che le attività di Tifone Volt si sono dimostrate particolarmente incisive e penetranti, e se dovessero arrivare fino in Europa, cosa probabile, si sommerebbero a quelle giornaliere e in continuo aumento che sia le entità governative che i privati si trovano continuamente a fronteggiare.