Caso INPS: la scalabilità non è un lusso

Il caso del crash dei sistemi informatici dell’INPS in occasione del “click day” lo scorso 1 aprile ha riempito le pagine dei siti di news online e dei quotidiani. Molto probabilmente non sapremo mai né cosa sia successo esattamente, né quali possano essere state le cause del crollo dei sistemi dell’ente previdenziale.
Chi lavora nel settore IT, però, può (e deve) trarre una lezione da tutta questa vicenda in tema di business continuity. Nella definizione delle infrastrutture IT delle aziende, infatti, la logica cui si era soliti affidarsi era quella di mantenere un margine di operatività sufficiente per far fronte a eventuali picchi, considerati sulla base di calcoli statistici che fanno riferimento alla “normalità”.
La vicenda INPS ci insegna, invece, che possono verificarsi condizioni eccezionali che richiedono una capacità di far fronte a picchi ben al di fuori del range che normalmente può essere considerato prevedibile. Saper affrontare situazioni “anomale”, infatti, nel panorama attuale è un requisito fondamentale per qualsiasi azienda operi in settori dinamici. La parola chiave per chi non vuole farsi trovare impreparato, in questo caso, è “scalabilità”.
Gestire situazioni di emergenza, come nel caso di un imprevisto aumento dei collegamenti ai propri servizi Web, non richiede grandi investimenti infrastrutturali, ma passa prima di tutto da una pianificazione attenta e, soprattutto, per l’adozione di tecnologie (dalla virtualizzazione al cloud) che consentono una scalabilità potenzialmente infinita e, soprattutto, dalla facilità con cui può essere coordinata. Le tecnologie esistono. Le competenze anche. Usiamole.

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